Lorella Klun analizza Braglia a Trieste

Lorella-Klun

Attilio Braglia ha fatto tesoro delle lezioni del passato, rapportandole al vivere contemporaneo; nelle sue opere indaga il movimento, in modo ampio e coinvolgente: da quello della natura, riflettendo sulla poesia della nascita immergendosi nella quiete cristallina dei fondali marini, per arrivare alle dinamicità urbane, nel veloce transitare della folla e nel movimento dei cavalli, lanciati nella frenesia del Palio o impegnati in gare ippiche.

Sono suggestivi e vitali pannelli mnemonici, nei quali fotogrammi di realtà si innestano al movimento della coscienza, reinterpretanto e attualizzando la filosofia di Bergson, secondo cui il tempo non esiste di per se ma come tempo della coscienza, e lo spazio non è che il tempo spazializzato, cioè un insieme di istanti messi vicini: “Se mi raccolgo dalla periferia verso il centro, se cerco al fondo di me ciò che più uniformemente, più costantemente e durevolmente è me stesso, trovo tutt’altro. Al di sotto di quei cristalli ben tagliati e di quella superficie congelata, vi è un flusso continuo, non comparabile a nulla di ciò che ho visto fluire. È una successione di stati, ciascuno dei quali preannuncia quello che lo segue e contiene quello che lo precede […]. In realtà, nessuno di essi comincia o finisce, tutti si prolungano gli uni negli altri

Il segno calligrafico di Braglia graffia le campiture piatte di fondo, secondo un ritmo che rende gli intrecci di gruppo vibranti e sottolinea i flussi dinamici, direttrici da cui si staccano, come improvvisi tasselli di memoria, elementi che cercano di conquistare il primo piano. La sua è una pittura pulsante, che unisce la minuzia incisiva del segno a campiture fatte di volute in espansione e di agglomerati cromatici svolti senza incertezze.

Energia e riflessione si alternano nello spazio della tela, in un contrappunto che amplifica la vitalità, la linfa creativa e le felici intuizioni di questo autore.

Lorella Klun