Giancarlo Romiti interpreta Braglia

Tra i pittori che operano in Emilia, Braglia è senza dubbio uno dei più vivi e dei più autonomi. Non è mai appartenuto ad un gruppo di tendenza. Pittore, “ sine – lege “, potrei dire. L’unica sua legge è sempre stata una dote profonda di spontaneità, un’emozionalità diretta di fronte alla vita, allo spettacolo del mondo. Ma insieme con ciò è da mettere senz’altro in primo piano anche il dono che egli ha si trasformare in traslato di favola ogni suo incontro, ogni circostanza della propria esistenza.

Le “impressioni di sogno” i “ricordi ecologici”, i “bestiari marini” non fuggivano a quest’ispirazione, anche se i termini del linguaggio si definivano allora in maniera diversa da quell’attuale. I termini stilistici di allora erano, infatti, più fermi e più “logici”.

A guardare i quadri più recenti, ci si accorge invece del nascere e del dispiegarsi di un linguaggio “straordinariamente libero” da paradigmi prefissati: un linguaggio cioè affidato in maniera incondizionata agli impulsi, alla fantasia, al fervore e alla fragranza delle sensazioni immediate  Braglia  oggi è un Braglia che è padrone della propria libertà, ne gode e vi si sprofonda dentro sicuro d’averne ormai in mano i segreti e le ipotesi, senza sgomentarsi davanti ai rischi che l’immaginazione gli propone con inesauribile gettito. Raffinatezza e innocenza, stupore e tenerezza, acutezza ed elementarità fluiscono insieme, come per incanto, sulla sua tela e dispongono gli oggetti, le figure, ogni altro “dato” seguendo un ritmo obbediente soltanto ad una sorta di dolcissima vertigine interiore. In questo modo sembra quasi che il quadro si componga da se, per un’intima energia prodotta, che Attilio Braglia asseconda non frapponendo schemi né diaframmi.

Nelle opere più recenti Braglia compie un “excursus” divertito e svagato, pungente e melanconico. Il contesto abitudinario della realtà in questo modo va in frantumi, come un uno specchio rotto in mille frammenti che riflettono a loro volta altri moltiplicati frammenti di realtà. Il singolare caleidoscopio di Braglia. E’ da qui che nascono i suoi racconti che spesso hanno l’andamento di “storia” candide e deliziose, fresche e brillanti come se egli dipingendo, eliminasse la buccia opaca delle cose per restituirle ad una loro primitiva verginità. E come si muove senza impacci e inibizioni, Braglia, dentro il labirinto della cultura figurativa contemporanea. Nulla è mimetizzato. Non c’è ragione, poiché è così sorgiva la sua vena pittorica che niente può intorpidirla e snaturarla. Ecco dunque una visione senza veleni, ecco un occhio che si apre sul mondo ancora con meraviglia, ecco un pittore che inventa una realtà urbana dove le contraddizioni non hanno soltanto il volto ostile della violenza. Sono ancora contraddizioni che restano umane, tali che basta a scioglierle la presenza dell’immagine e del sentimento poetico. Il sentimento e l’immaginazione di Braglia.